Il protagonista di questo romanzo di Matilde Asensi è Arnau, affermato imprenditore informatico di Barcellona e abile hacker. L’azione prende il via dal momento in cui Arnau viene avvertito che il fratello Daniel, etnologo e promettente studioso in ambito accademico, è stato portato all’ospedale perché la moglie Ona lo ha trovato apparentemente delirante: affermava infatti di essere morto e chiedeva di essere sepolto. I medici gli diagnosticano agnosia e sindrome di Cotard, ma le loro cure si dimostrano inutili per curare la strana malattia di Daniel. Arnau, però, si convince che la singolare alterazione mentale del fratello è legata agli studi che egli stava compiendo, legati all’antica lingua aymara: Daniel è stato colpito da una antica maledizione. Indagando e documentandosi sul lavoro del fratello, Arnau scopre che l’aymara è una lingua diversa da tutte le altre, perché è così perfetta e segue un ordine così matematico da sembrare quasi un linguaggio di programmazione.
Consiglio questo libro a chi ha passione per i computer e anche a chi ha un particolare interesse verso le antiche civiltà (vere o presunte che siano).
Sembrava che io le fossi indifferente e quel colloquio fosse uno dei tanti inconvenienti che comportava la sua carica. Bisognava riconoscerle una cosa però: vestiva con un’eleganza piuttosto insolita in chi si dedica allo studio e alla ricerca. Avevo sempre pensato che le professoresse universitarie di una certa età avessero la tendenza a non curare troppo il loro aspetto, ma, se questo è vero, la signora Torrent – che aveva una cinquantina d’anni e un corpo minuto e snello – non rispondeva a quel parametro. Indossava un tailleur di camoscio, tacchi alti e, come unici accessori, una collana di perle intonata agli orecchini e un largo braccialetto d’argento. Non portava l’orologio. Penso che andasse tutti i giorni a fare la lampada perchè era molto abbronzata, al punto da non avere bisogno di fondotinta.
“Attenti, signor Cornwall. Si segga, per favore”, disse con quella bella voce che sembrava corrispondere ad un’altra persona.
“Mi chiamo Arnau Queralt, dottoressa Torrent. Sono il fratello maggiore di Daniel.”
Se era stata sorpresa dalla differenza di cognome non lo diede a vedere, limitandosi a rioccupare la sua poltrona e a guardarmi fisso in attesa che iniziassi la conversazione. Per fortuna, da buon hacker, il mio bagaglio di abilità sociali – non quello intellettuale o lavorativo – era minimo e le mie risorse provenivano esclusivamente dalla determinazione e dalla forza di volontà , cosicchè poggiai la cartella per terra e rimasi in silenzio, chiedendomi da dove dovevo cominciare o che cosa dovevo dire. Il brutto fu che quel silenzio si prolungò per moltissimo tempo perchè la dottoressa Torrent era, naturalmente, una donna dura, con una flemma fuori dal normale, capace di rimanere imperterrita di fronte a una situazione che si stava facendo sempre più imbarazzante.
“Spero di non disturbarla troppo, dottoressa Torrent”, dissi infine accavallando le gambe.
“Non si preoccupi”, mormorò lei tranquilla, “Come sta Daniel?”
Anche lei pronunciava il nome di mio fratello con l’accendo sull’ultima sillaba.
“Esattamente come il giorno in cui si è ammalato”, le spiegai. “Non è migliorato”.
“Mi dispiace”.
Fu proprio in quel momento, nè un secondo prima nè un secondo dopo , che scoprii che mi trovavo nello studio di una folle e, cosa ancora peggiore, in sua rischiosa compagnia.
bello, mi era proprio piaciuto!