500.000 dollari raccolti in 17 minuti, 1 milione in 49 minuti, e attualmente dopo nemmeno un giorno siamo a quota 8 milioni e mezzo. Questi sono i numeri impressionanti di Pebble Time.
Dopo il suo lancio su Kickstarter ho letto alcune discussioni in merito e mi è stato chiesto personalmente se secondo me era lecito che Pebble usasse la piattaforma di crowdfunding nonostante sia ormai un’azienda affermata con più di 100 dipendenti.
La prima risposta quindi che mi viene in mente ora è: se Kickstarter non lo vieta nel suo regolamento, perchè no? Dopo tutto Kickstarter è utile per lanciare e pubblicizzare progetti, non solo esclusivamente startup.
Inoltre è logico pensare che Pebble abbia scelto Kickstarter per più motivi:
- fattore emotivo. Pebble è nata li (il primo Pebble raccolse 10 milioni in 30 giorni), e quindi quando una cosa ti va bene è facile che se devi riprovarci proverai a seguire la stessa strada. Inoltre su Kickstarter Pebble conta già una base di utenti fidelizzati che molto probabilmente sarebbero stati propensi all’acquisto.
- fattore PR/marketing. Restando su Kickstarter, Pebble mantiene (anche falsamente) la sua fama di azienda giovane e alle prime armi che combatte contro i colossi dei produttori di smartwatch. E questo la mette sono una buona luce.
- fattore soldi. E’ poi innegabile che la componente denominata “soldi!soldi!soldi!” ha sicuramente avuto la sua importanza nella scelta. Kickstarter è sicuramente un canale di vendita privilegiato per Pebble, all’interno del quale fa più soldi rispetto a qualsiasi altro canale fatta eccezione per il suo sito web.
- anti Apple Watch, per i motivi che vedremo in seguito.
Tramite Kickstarter Pebble è in grado di incassare i soldi molto più velocemente che altrove, ed inoltre mantiene più margine di prodotto che vendendolo altrove.
Tramite Kickstarter infatti, per ogni dollaro venduto Pebble “ci perde” 10 centesimi. Di questi, il 5% va a kickstarter mentre la piattaforma che gestisce i pagamenti si prende dal 3 al 5%. Attualmente online non esistono canali di vendita così economici. Etsy ad esempio, altro gigante della vendita online di prodotti “self-made”, chiede solo il 3% di provvigione ma poi c’è da calcolare i costi delle transazioni.
Inoltre Kickstarter è sicuramente più conveniente delle catene distributive tradizionali come ad esempio Best Buy, dove si lascia sul piatto dal 35 al 50% a seconda dell’abilità del negoziatore.
C’è poi infine Amazon: perchè Pebble non ha scelto Amazon come canale prioritario? Beh, a parte il fatto che sicuramente ci arriverà su Amazon, qui sicuramente i margini sono più competitivi rispetto alla distribuzione tradizionale ma il problema in questo caso non sarebbe capire quanto Pebble riceverebbe da Amazon ma piuttosto quando. Va considerato infatti che Amazon chiederebbe di avere i Pebble Time nei suoi magazzini ancor prima che siano messi in vendita, e questo farebbe passare anche 2 o 3 mesi per l’effettiva ricezione dei soldi.
E il pre-ordine? Pebble avrebbe potuto avviare una campagna sua con vendite in pre-ordine no? Vero, ma il problema rimane sempre lo stesso: quando avrebbe ricevuto i soldi? Nelle vendite in pre-ordine, specialmente tramite Amazon, il venditore riceve effettivamente l’accredito solo al momento dell’effettiva spedizione, e quindi Pebble avrebbe dovuto auto-finanziarsi fino a quel momento.
Ma perchè Kickstarter? non aveva soldi suoi da investire?
Probabilmente per un mix dei 4 punti sopra, ed è da escludere il fatto che Pebble non avesse la liquidità necessaria per auto finanziarsi in quanto per ogni Pebble venduto ottiene un margine lordo pari al 52% (Apple solitamente calcola un 40%) ed è un’azienda che non sembra avere problemi ad ottenere fondi di venture capital.
Aggiungo poi un’ulteriore elemento di analisi, il quarto punto: dal momento che le vendite in pre-ordine non sarebbero state convenienti rispetto a Kickstarter, Pebble si è aggiudicata vendite e incassi prima dell’arrivo di Apple Watch. Lo smartwatch di Apple infatti è atteso a breve, alcuni ipotizzano ad Aprile, e così facendo Pebble ha letteralmente giocato d’anticipo assicurandosi già una buona base di vendite, ed una copertura mediatica non offuscata dall’ombra di Cupertino.
Quindi, tornando alla domanda iniziale, Pebble ha abusato di Kickstarter?
Dal momento che nulla lo vieta, Pebble ha semplicemente fatto la scelta più logica ed economicamente sostenibile che potesse fare e penso che i punti 2 e 4 della lista alla fine siano quelli con predominanza maggiore e che possono anche essere visti in un certo senso come un punto solo. Non è la prima volta che più progetti della stessa persona finiscono su Kickstarter, e sicuramente Pebble va trattato come un caso a parte per la portata degli investimenti che attira, ma non ci vedo comunque nulla di male. Infine, non è Pebble che dovrebbe essere sotto accusa quanto Kickstarter che negli ultimi anni ha ammorbidito il proprio regolamento probabilmente in risposta al fatto che non è più l’unico sito di crowdfunding, e le alternative (Indiegogo) non adottano poliche restrittive.