Gli ultimi mesi hanno visto l’uscita nelle sale di due film ambientati in un tempo prossimo-futuro-masperiamoancheno, in cui i robot hanno compiti ben più avanzati rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi. In entrambi i film la sensazione che si vuole trasmettere è quella per cui un robot che prende coscienza della sua esistenza è un problema, ma che tipo di problema? E’ proprio in questo che i due film raccontano due storie molto diverse fra loro con due tecniche di ripresa ed una capacità di narrazione decisamente differenti.
Humandroid – Tamarro e action
Il primo dei due è Humandroid, che racconta la storia di un robot e del suo programmatore desideroso di modificare qualche linea di codice per generare il primo robot “vivo”. Forse pochi sanno che il film è un derivato di un cortometraggio denominato Tetra Vaal, in cui ci venivano mostrati dei robot a supporto delle forze di polizia nella lotta contro il crimine in Paesi disagiati.
Humandroid riprende quindi il cortometraggio ma in chiave un po’ tamarra. Tamarri sono i cattivi, con armi che sembrano skin del miglior videogame FPS, e tamarro è il robot protagonista in quanto “cresciuto” da uno di questi… talmente tamarro però da strappare qualche sorriso in più occasioni.
Qui, al contrario di Automata, abbiamo un creatore ben preciso e la storia mi ricorda a tratti anche RoboCop. Il ritmo del film è buono  ma è chiaro fin dall’inizio quale sarà il duello principale del film. Il finale però, al limite dell’assurdo perchè reso possibile grazie a qualche PlayStation 4 messe in cascata, è gradevole.
Automata – Il pippone che può piacere
Se sei fortunato sopravviverai ai primi minuti di Automata che procedono ad un ritmo talmente lento da risultare narcotico, ma non credere che il resto del film sia diverso.
E’ tuttavia un film interessante e molto psicologico, che punta a far riflettere su chi realmente sia l’individuo “senza cuore”, ma soprattutto a far capire chi sia quello più intelligente.
Se infatti nella quasi totalità dei film sui robot l’idea base è quella che il robot prima o poi si ribella all’uomo, qui invece c’è una paura intrinseca che il robot diventerà più intelligente ed ecco perchè gli è impedito di ripararsi o peggio ancora effettuare upgrades da solo.
Qui non abbiamo un vero punto di origine del momento in cui il robot comincia la sua lenta “ribellione” alla ricerca della libertà , o quanto meno non lo viviamo in prima persona, il tutto scorre senza essere visto in una trama che per certi versi mi ha ricordato Blade Runner, ed è qui che Automata fallisce nel senso che al posto di approfondire determinate dinamiche che sarebbero potute rivelarsi interessanti cade in alcuni errori che ad un certo punto rendono la trama piatta e poco emotiva.