Hunger Games: Il canto della rivolta Parte 2 chiude definitivamente la saga degli Hunger Games, una serie di film tratti dagli omonimi romanzi di fantascienza di Suzanne Collins.
Avviso spoiler: prosegui nella lettura solo dopo aver visto il film, altrimenti fatti tuoi!
La storia riprende esattamente dal finale di Parte 1, in cui vedevamo un Peeta completamente fuori di sè manipolato mentalmente dal Presidente Snow, e da li comincia quindi la guerra quella vera, quella contro Capitol City che abbiamo atteso per ben 3 film ma della quale la regia si dimentica di farcene vedere anche solo una piccola parte portando invece l’attenzione sul piccolo gruppo capitanato da Katniss che “dovrebbe stare nelle retrovie per filmare scene di propaganda” e invece non si capisce come arriva per primo ai cancelli del Presidente.
Premetto di non aver letto i libri, e quindi non so se alcune scelte narrative siano generate da questi o siano frutto della regia ma la sensazione generale è che l’eroina che Katniss era un tempo qui è venuta meno per lasciare spazio al risvolto psicologico del personaggio. Il film infatti, contrariamente a quanto avvenuto in passato, si concentra molto più su questo aspetto per cercare di far comprendere allo spettatore cosa vuole realmente o chi vuole diventare dimostrando indubbiamente la maturità del personaggio.
Quest’ultimo capitolo è molto lontano a mio modo di vedere da quello che fu il primo film, non solo temporalmente ma anche come tipologia di racconto: molto più lento, a volte quasi noioso e che cerca di ricreare una sorta di Hunger Games all’interno di una città vera con il risultato che manca di credibilità e rischia di cadere nel genere horror alla Resident Evil. Ovviamente stiamo parlando di un film tratto da un romanzo ma resta il fatto che la resa cinematografica è veramente scarsa non in termini di effetti speciali ma di credibilità: palazzi incendiari, “petrolio” assassino, lampade che ti vaporizzano all’istante… e tutto questo all’interno di una città non di un’arena fatta su misura.
Il film inoltre si incentra talmente tanto nella lotta contro Snow da far sembrare quasi palese il colpo di scena finale che ormai diventa tutto tratte che inaspettato, e che lascia anche un senso di amaro in bocca nel vedere l’eroina della rivoluzione tornare a vivere come una contadinotta qualsiasi.