Il film Point Break del lontano 1991 è indubbiamente uno dei miei film preferiti: riuscirà questo sequel ad essere all’altezza?
Vorrei darvi una risposta schietta ma cercherò invece di prendere la via lunga, quella che si districa attraverso il completamento delle 8 prove di Osaki la cui prima di queste è far finta di non sapere che lo sceneggiatore di questo film è il medesimo di Salt e Ultraviolet: due film per i quali sento ancora oggi qualche dolore gastro intestinale.
L’idea di base è la stessa del film con Keanu Reeves ovvero un poliziotto amante degli sport estremi che si infiltra in una banda dallo spirito libero e selvaggio, e non è nemmeno male come è stata ri-elaborata portando in trama le 8 prove di Osaki il cui superamento consentirebbe il raggiungimento di uno stato mentale di pace assoluta in perfetta simbiosi con il mondo che ci circonda.
Il problema però è che questo film così come il suo predecessore si basa, o si sarebbe dovuto basare, su uno stato di continua adrenalina passato allo spettatore grazie alle scene di sport estremo e mai come oggi se le riprese fossero state fatte in un altro modo si sarebbe stati in grado di trasmettere una sensazione simile con il numero di video impressionanti che vediamo tutti i giorni su YouTube (a proposito, ti sei iscritto al mio canale?).
“Se le riprese fossero state fatte in un altro modo” è in questa frase che risiede il fulcro del problema perchè con tutte le scene ed i momenti forniti dai vari sport praticati nel film siamo ben lontani dal riuscire a creare quella sorta di coinvolgimento adrenalinico: le inquadrature risultano spesso distaccate, fredde e certamente non aiutano nemmeno la luce ed i colori usati in questo film che spesso appaiono al limite della desaturizzazione.
Il cast mi è piaciuto tantissimo, i due protagonisti Edgar Ramirez e Luke Bracey erano a mio avviso in grado di trasmettere quel senso di “bellezza selvaggia” e borderline tipici del primo Point Break, ed anche la protagonista femminile che senza ombra di dubbio era Kristen Stewart …non dirmi che hai creduto alla favoletta di Teresa Palmer! Lei è presente solo nella scena in cui indossa il casco… trasmetteva un certo fascino anche se in alcune scene avrebbero potuto truccarla un pochino meglio.
In definitiva quindi la risposta alla domanda iniziale è NO, anche se avrebbe avuto tutte le carte in regola per esserlo.