Con il modello Fever, Wiko ha fatto un ottimo lavoro sotto diversi aspetti, al punto da proporre uno smartphone che vale molto più del suo prezzo, se non fosse per un sensore foto da rivedere
Wiko Fever è uno smartphone con uno street price che si aggira intorno ai 170-180 Euro, ed è equipaggiato con un processore octacore 1.3 Ghz Mediatek MT6753 supportato da 3 GB di Ram e 16 GB di memoria interna espandibile via microSD (32 GB nella versione special edition).
Abbiamo poi connettività 4G, batteria da 2900 mAh, display da 5.2″ Full HD e fotocamera posteriore da 13 megapixel in aggiunta a quella anteriore da 5 megapixel anch’essa dotata di flash.
La presenza della dual SIM permette di essere raggiungibile su entrambi i numeri quando il telefono è in stand-by, mentre quando si deve effettuare una chiamata o inviare un messaggio è possibile selezionare ogni volta la SIM da sfruttare: ciò non toglie che è comunque possibile anche impostare una SIM come principale ed utilizzare la secondaria solo in caso di necessità.
Design e costruzione: ma non era fosforescente?
Il design di Wiko Fever è a mio avviso ottimo nella parte frontale, molto pulita e che si innesta grazie ad un vetro leggermente ricurvo nei profili in alluminio, ma perde qualcosa nella parte posteriore in simil pelle che però fornisce a sua volta un buon grip, e dove spicca la lente della fotocamera che è in realtà più piccola di quello che può sembrare dall’impatto iniziale per via di un bordo nero molto generoso.
Sotto la scocca removibile troviamo gli alloggiamenti per le due SIM e quello per la microSD mentre la batteria non è estraibile. Da segnalare il fatto che la scocca sembra leggermente rumorosa, questo lo si nota specialmente all’inizio mentre poi con l’uso un po’ ci si abitua.
Nella parte inferiore trova posto il connettore micro USB in posizione decentrata, esattamente come il jack delle cuffie posto però nella parte superiore.
Alla voce design, in questo Wiko Fever sarebbe dovuta rientrare in maniera preponderante un’esclusiva di questo smartphone rappresentata dai due profili fosforescenti in grado di rigenerarsi con la luce solare per illuminarsi poi in condizioni di scarsa luminosità. Uso il condizionale in quanto nella variante di colorazione scura che ho provato non ve n’è traccia: nonostante le lunghe esposizioni sotto la luce solare non sono riuscito ad ottenere altro che una fonte luminosa molto molto debole, quasi impercettibile. Il problema sembra però da imputare proprio alla colorazione del telefono in quanto quello color bianco pare avere un rendimento differente.
Ottimo display
Uno dei fiori all’occhiello di Wiko Fever è il display IPS con 424 ppi, o meglio ancora il trattamento oleofobico applicato che fa in modo che non si debba continuare a pulirlo o comunque basta anche un unico passaggio ben deciso con la mano per eliminare quasi del tutto le ditate; inoltre ha anche una buona resa cromatica anche se visto da angolazioni molto periferiche, e a garanzia di quanto detto c’è la presenza di MiraVision che agisce a livello sia hardware che software sulla calibrazione dei colori, del contrasto ecc. nell’utilizzo quotidiano ma anche durante la visione di un filmato.
L’esperienza “touch” è al pari dei modelli di fascia più elevata: risponde bene ed è preciso, inoltre è resistente grazie alla protezione in Gorilla Glass 3.
Nella parte bassa del display troviamo i 3 pulsanti virtuali, i quali è possibile configurarli a piacimento dal menù impostazioni: ad esempio è possibile scegliere il posizionamento del tasto “back”
Buona esperienza nell’uso quotidiano
Nell’utilizzo quotidiano Wiko Fever si comporta più che bene: è risultato essere abbastanza fluido anche sotto stress, e questo è forse frutto del fatto che a bordo troviamo ancora Android 5.1 in una versione molto simile a quella stock fatta eccezione per alcune app pre-installate come ad esempio il file manager o un’utile clean master (pulizia) grazie al quale con un solo tocco ripulisce un po’ la memoria. Manca il drawer, quindi le app installate finiscono dirette sulle varie schermate.
Ho molto apprezzato l’inserimento della funzione di accensione e spegnimento automatico programmabile anche giornalmente, in quanto ci libera da quel momento di dipendenza che ci vede costretti ad una routine quotidiana.
Ben implementate le funzioni di sblocco intelligente che permettono di creare delle scorciatoie: disegnando a display spento una C si attiva la fotocamera, la M avvia il lettore musicale e la O la torcia tramite il flash LED posteriore. Ho però preferito disabilitarle in quanto ho notato che durante una conversazione proprio queste funzioni/applicazioni talvolta si avviano da sole generando un po’ di confusione una volta terminata la chiamata.
Sono poi disponibili le smart gesture che permettono ad esempio di bloccare lo schermo, disattivare la suoneria, ritardare la sveglia eseguendo delle semplicissime azioni.
Comparto audio in conversazione e musica
Non male il comparto audio, che si rivela molto buono nelle conversazioni telefoniche: la voce dell’interlocutore è molto chiara anche se troppo rivolta alle tonalità alte, un fattore che rivela i suoi limiti quando si va poi ad ascoltare la musica dove sì, l’audio è buono, ma non stupisce.
Mi è dispiaciuto vedere lo speaker posto sul retro, una posizione che personalmente ho sempre apprezzato poco in quanto l’audio viene spesso coperto quando si appoggia il telefono su superfici più o meno morbide.
Utilizzo con i videogames
Fatta eccezione per i tempi di caricamento dove si denotano tempi prolungati per via della velocità delle memorie, una volta avviato il gioco (prova effettuata su Real Racing 3) scorre abbastanza fluido con qualche perdita di fps in alcune scene ma niente di eccessivamente grave.
Va aggiunto poi che i 16 GB integrati sono espandibili: è infatti possibile inserire una microSD e dirgli di usare questa come memoria principale in scrittura e questo è un’ottima opportunità per un device di questo prezzo, a patto poi che andiate a scegliere una microSD performante.
Autonomia: buona, ma lento a caricarsi
L’autonomia è nella norma di quei dispositivi con una batteria che si aggira intorno ai 3.000 mAh. Nell’utilizzo di tutti i giorni arriverà tranquillamente a fine sera con ancora della carica residua, ma se si comincia a smanettare troppo tra chiamate, internet e whatsapp allora saremo costretti a cercare un cavetto micro USB nel corso del pomeriggio.
Non troppo bene invece la ricarica, in quanto per ottenere una ricarica completa ci vogliono circa 3 ore e mezza.
Fotocamera: il vero punto debole
La fotocamera di Wiko Fever eccelle nel software tanto quanto invece mostra i suoi punti deboli sul sensore, spesso messo in difficoltà.
Il software è completo, manca davvero poco ed è a mio avviso anche molto semplice e chiaro nell’utilizzo. Spiccano tra le otto modalità presenti “Bellezza viso” che funziona veramente bene ed è disponibile anche in fase di post produzione, e la modalità “Dual view” che permette di far comparire in un’unica foto immagini riprese da entrambe le fotocamere. Presente inoltre anche la funzione HDR, un pochino più lenta nel salvataggio ma che svolge un discreto lavoro, così come lo scatto continuo che permette di scattare fino a 99 foto consecutive.
Il punto debole come dicevo è però il sensore e la messa a fuoco in condizioni non perfette. In ambienti chiusi o mediamente illuminati è veramente difficile riuscire ad ottenere una foto priva di difetti e quando si utilizza il flash in particolare dal momento di pressione del pulsante a quello di scatto effettivo passa decisamente troppo tempo.
Nelle foto in ambiente aperto ed illuminato invece ha un comportamento più normale e anche i risultati sono più soddisfacenti ma c’è sempre
Una menzione speciale va poi fatta alla presenza del flash per la fotocamera anteriore, cosa che nemmeno i top di gamma hanno: non sarà perfetto ma è sicuramente un plus da non sottovalutare.
Per quanto riguarda i video invece segnalo il fatto che basta la pressione del pulsante per iniziare la ripresa, quindi niente commutazione in modalità video, mentre a livello qualitativo anche qui nonostante siano girati a 1080p e 30 fps il risultato finale dipende molto dal tipo di scenario. Apprezzabile invece il fatto di mantenere la funzione Dual view anche nella modalità video dando spazio alla fantasia.
Esempi di Foto in HDR Wiko Fever
Dagli esempi delle foto in HDR si nota come ci sia una maggior conservazione dei dettagli nella modalità in questa modalità mentre le foto normali tendono a sfumare molto i paesaggi, questo a discapito però di una minor saturazione dei colori, specialmente le tonalità azzurre del cielo; non solo, nella foto con l’arena di Verona si nota anche come la modalità HDR abbia aiutato molto a rendere visibili le persone che altrimenti rimanevano molto scure.
A Sinistra trovi la foto con HDR ON mentre a destra quella con HDR OFF.
[twenty20 img1=”22216″ img2=”22214″ offset=”0.5″]
[twenty20 img1=”22217″ img2=”22215″ offset=”0.5″]
[twenty20 img1=”22226″ img2=”22228″ offset=”0.5″]
[twenty20 img1=”22229″ img2=”22227″ offset=”0.5″]
Android 5.1 Lollipop
Attualmente l’ultima versione software disponibile è Android 5.1: sebbene si debba essere sempre propensi verso gli aggiornamenti, se la presenza di Lollipop mi garantisce quaesto livello di stabilità e fluidità allora ben venga.