Dopo il live action dedicato a One Piece arriva in sordina anche Yu Yu Hakusho in forma di mini serie da 5 episodi
Con le ultime produzioni Robot Communications non ne ha sbagliata una: Alice in Borderlands, Godzilla Minus One e ora l’adattamento Live Action di Yu Yu Hakusho approdato su Netflix il 14 dicembre.
Ci tengo a dire subito che sebbene questa sia la trasposizione di una manga/anime, ho visto la serie senza aver prima visto l’anime originario e senza saper nulla in merito alla storia, quindi mi manca quel pregiudizio tipico di un fan che non vuol vedere rovinato un qualcosa a cui si è affezionato.
E la mia sensazione è che il lavoro svolto dal regista Sh? Tsukikawa sia proprio volto a soddisfare uno spettatore tipo come me.
Di seguito ci sarĂ anche spazio per un confronto con One Piece, perchĂ© l’attenzione mediatica che i 2 live action hanno ricevuto è stata nettamente differente (ovviamente, nessuno qui vuol negare il successo mondiale di One Piece) come a mio avviso molto diverso è il risultato.
Attenzione: spoiler.
La trama di Yu Yu Hakusho
Veniamo perĂ² a Yu Yu Hakusho, che racconta la storia di uno studente delle scuole medie, Yusuke Urameshi interpretato da Takumi Kitamura, dal fare un po’ delinquente e che trascorre le sue giornate a litigare. Muore dopo aver salvato un bambino in un incidente d’auto e viene resuscitato per servire come detective del mondo degli spiriti.
Gli episodi
Il primo episodio l’ho trovato molto profondo e a chi non è abituato al mondo orientale risulterĂ anche molto originale nei costumi, negli atteggiamenti e molto altro ancora.
Molto profondo perchĂ© tratta un tema, quello della morte ma in particolare quello dell’elaborazione del lutto, in maniera molto consapevole. Il protagonista non vuol tornare in vita ma la vista del dolore provocato alla madre e all’amica lo convinceranno del contrario.
Tutto questo mentre un personaggio (Sakyo), che qui rimarrĂ purtroppo una figura quasi di contorno senza mai entrare troppo nel vivo della storia, mette in atto un piano per collegare il mondo dei demoni con quello degli uomini al fine di scatenare il caos sulla Terra.
Ho trovato ben riuscito il ruolo di Kazuma Kuwabara, il nemico/amico del protagonista il quale si cimenta perfettamente nel ruolo di suo gregario: è grazie a lui che il protagonista troverà lo stimolo per accrescere il suo potere.
Inoltre ho letteralmente adorato i due yokai/demoni che finiranno a far parte della squadra di Yusuke: Kurama e Hiei, i quali sebbene fossero giĂ dotati di abilitĂ particolari quando entrano nel vivo del combattimento esprimono il loro massimo ben supportati dagli effetti speciali/CGI.
Il live action scorre via bene: c’è il tempo per riflettere, il tempo per crescere (o accrescere.. i poteri), e il tempo per la sfida che si prende gli ultimi 2 episodi.
Qui i combattimenti, finora limitati ad un po’ di arti marziali e mani luminose, iniziano a fare sul serio e grazie ad un’ottima coreografia mettono in campo il giusto mix di violenza, fantasiositĂ ma anche sanguinositĂ . Senza mai esagerare troppo perĂ².
Solo lo scontro finale con Toguro maggiore sembra prendersi piĂ¹ spazio di quel che si meritasse, quanto meno perchĂ© con soli 5 episodi a disposizione avrei sacrificato qualche minuto qui, per saperne di piĂ¹ sul passato di Sakyo e di cosa lo spingesse a voler vedere congiunti i 2 mondi.
Il confronto con One Piece
Per mesi e mesi si è parlato del live action di One Piece, anche meritatamente per via della popolarità che il manga ha riscosso nel mondo negli ultimi anni, ma è poi arrivato su Netflix con un lavoro che è costato (secondo alcune stime) la bellezza di 138 milioni di dollari.
Una volta arrivato, e dopo averlo visto, son subito rimasto allibito (parere personale ovviamente) dalla mediocritĂ delle interpretazioni ma soprattutto dalle sceneggiature e dalla pochezza della CGI.
Poi arriva Yu Yu Hakusho, che va ricordato prodotto da Robot Communications, il quale con un budget molto piĂ¹ limitato ci porta 5 episodi (al posto degli 8 di One Piece) curati nei minimi particolari a livello di sceneggiatura, fotografia e con dei combattimenti in cui la CGI di certo non è andata sprecata.
Mettiamo One Piece e Yu Yu Hakusho sulla bilancia… e avrete giĂ capito a questo punto da che parte questa pende. Chapeau a Robot Communications e al regista.
Conclusioni
Non conoscevo Yu Yu Hakusho ma il live action mi ha messo una gran voglia di vedere l’anime, e sapere che molte parti sono state saltate non fa che alimentare questa mia voglia perchĂ© significa che ci sarĂ piĂ¹ materiale nuovo con cui completare l’idea che mi son fatto dei personaggi e della storia.
Il live action è a mio avviso ben riuscito, forse il combattimento finale è stato tirato troppo per le lunghe considerando i soli 5 episodi a disposizione ma il regista è riuscito a mio avviso nell’intento di raccontare una storia senza buchi di trama troppo vistosi, il che per me significa giĂ molto.