Facendo seguito ad una richiesta partita in origine da Spotify nel 2019, l’Unione Europea le ha dato ragione annunciando una multa dalla cifra record
Si era ipotizzato che l’Unione Europea avrebbe comminato una multa di circa 500 milioni di euro, ma la realtà per Apple è ben più amara perché le è stato chiesto di pagare 1.8 miliardi di Euro.
Il caso: tutto inizia nel 2019
Spotify l’11 marzo 2019 presentò in Commissione Europea un esposto contro Apple perché riteneva di non poter competere con l’App di Apple Music la quale non deve sottostare (essendo di Apple) alle stesse regole in vigore per gli sviluppatori esterni.
Quali sono queste regole
Spotify, se optasse di inserire all’interno della sua app la possibilità di far pagare l’abbonamento agli utenti dovrebbe versare ad Apple una commissione del 30%, mentre Apple Music non deve versare nulla essendo già di proprietà di Apple.
La differenza con il caso Epic Game
Esiste un altro precedente molto importante che tira in causa proprio le commissioni sui pagamenti in-app ed è quello di Epic Games (Fortnite) anch’essa in causa per il medesimo motivo ma con una sostanziale differenza rispetto al caso di Spotify.
Epic lamenta semplicemente l’impossibilità di poter effettuare pagamenti al di fuori della piattaforma fornita da Apple, mentre Spotify fa leva sulla differenza di trattamento tra lei ed Apple Music.
Qui nasce il problema, perché se Epic vorrebbe ottenere transazioni esterne per promuovere un suo contenuto, Spotify lamenta il problema opposto ovvero che SE permettesse l’abbonamento in-app si troverebbe in una posizione di svantaggio nel mettere a disposizione dell’utente un contenuto che è grosso modo identico (ovvero il catalogo musicale internazionale, con qualche eccezione/accordo in esclusiva) su tutte le principali piattaforme.
Apple in tal senso agirebbe quindi con un’ottica anti-concorrenziale non permettendo a Spotify di concorrere sui prezzi.
Cosa ha detto l’Unione Europea e la replica di Apple
Ad annunciare la decisione della multa è stata Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza:
La Commissione Europea punta il dito inoltre su alcuni elementi già oggetto di discussione a livello internazionale in quanto Apple:
Quindi in sostanza, internamente alle app Apple non permette l’inserimento di link che portino gli utenti iOS al sito web dello sviluppatore per essere informato di eventuali abbonamenti alternativi (su questo aspetto in realtà solo di recente Apple si sta aprendo proprio in virtù di quanto scaturito dalla causa con Epic).
Apple ha replicato immediatamente alla luce della notizia della multa, puntando sulla mancanza di prove credibili ai danni dei consumatori:
Il fatto che non vi siano prove concrete, non è per forza di cose un motivo che possa indicare un comportamento corretto da parte di Apple specialmente in un mondo come quello delle App dove il sentiment dell’utente (in questo caso verso Spotify) ha dimostrato di resistere negli anni nonostante la forza economica degli avversari e questo è forse dovuto anche ad un “imprinting” che ha permesso di associare il concetto di “musica in streaming” a Spotify mentre Apple Music ha un retaggio di vecchio stampo in cui si pagava il singolo brano o album.
Ma questo non significa che Apple possa permettere ad Apple Music di operare in una condizione di vantaggio economico rispetto ad altre app di streaming musicale, anche a dispetto di una posizione di mercato inferiore (Spotify ha una quota del 56% del mercato europeo in questo settore).
Apple quando si oppone chiamando in causa “prove credibili” fa riferimento forse ad un altro paragrafo relativo al comunicato della Commissione Europea che sottolinea come:
E’ vero che servirebbero in questo caso delle prove oggettive, ma il punto è che forse non ci sono proprio perché Spotify, per evitare di cedere il 30% a Apple e metterla in posizione di ulteriore vantaggio, ha deciso di non permettere ai suoi utenti di sottoscrivere o modificare l’abbonamento all’interno dell’app.
Se l’avesse permesso avrebbe dovuto trovare il modo di compensare quel 30% e la strada più diretta, dato che si parla di quasi 1/3 del costo delle transazioni, sarebbe quello di aumentarne il costo all’utente.
Infine, Apple evidenzia i suoi sforzi nel cercare di ottimizzare su iOS l’esperienza di ascolto con Spotify e che la stessa app è stata scaricata/reinstallata, aggiornata più di 119 miliardi di volte come a dare valore al suo app store.
Mettiamola cosi: voi vorreste uno smartphone senza Spotify?
Non è chiaramente un’app che vi precluderebbe la scelta un po’ come avviene con gli smartphone Huawei e la mancanza dei servizi Google, ma di certo non sarebbe una cosa piacevole e quindi è anche possibile che il valore percepito di Spotify per l’utente OBBLIGHI Apple a sottostare a questi “favori” perché un iPhone CON Spotify è meglio di un iPhone SENZA Spotify.
Voi cosa ne pensate? Ha ragione l’Unione Europea o Apple?