martedì, 19 Novembre 2024
HomeMobileAppleUE multa Apple per 1.8 miliardi di Euro per violazione delle regole...

UE multa Apple per 1.8 miliardi di Euro per violazione delle regole di concorrenza sullo streaming musicale

Facendo seguito ad una richiesta partita in origine da Spotify nel 2019, l’Unione Europea le ha dato ragione annunciando una multa dalla cifra record

Si era ipotizzato che l’Unione Europea avrebbe comminato una multa di circa 500 milioni di euro, ma la realtà per Apple è ben più amara perché le è stato chiesto di pagare 1.8 miliardi di Euro.

Il caso: tutto inizia nel 2019

Spotify l’11 marzo 2019 presentò in Commissione Europea un esposto contro Apple perché riteneva di non poter competere con l’App di Apple Music la quale non deve sottostare (essendo di Apple) alle stesse regole in vigore per gli sviluppatori esterni.

Quali sono queste regole

Spotify, se optasse di inserire all’interno della sua app la possibilità di far pagare l’abbonamento agli utenti dovrebbe versare ad Apple una commissione del 30%, mentre Apple Music non deve versare nulla essendo già di proprietà di Apple.

La differenza con il caso Epic Game

Esiste un altro precedente molto importante che tira in causa proprio le commissioni sui pagamenti in-app ed è quello di Epic Games (Fortnite) anch’essa in causa per il medesimo motivo ma con una sostanziale differenza rispetto al caso di Spotify.

Epic lamenta semplicemente l’impossibilità di poter effettuare pagamenti al di fuori della piattaforma fornita da Apple, mentre Spotify fa leva sulla differenza di trattamento tra lei ed Apple Music.

Qui nasce il problema, perché se Epic vorrebbe ottenere transazioni esterne per promuovere un suo contenuto, Spotify lamenta il problema opposto ovvero che SE permettesse l’abbonamento in-app si troverebbe in una posizione di svantaggio nel mettere a disposizione dell’utente un contenuto che è grosso modo identico (ovvero il catalogo musicale internazionale, con qualche eccezione/accordo in esclusiva) su tutte le principali piattaforme.

Apple in tal senso agirebbe quindi con un’ottica anti-concorrenziale non permettendo a Spotify di concorrere sui prezzi.

Cosa ha detto l’Unione Europea e la replica di Apple

Ad annunciare la decisione della multa è stata Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza:

Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l’App Store. Lo ha fatto limitando gli sviluppatori dall’informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Questo è illegale secondo le normative antitrust dell’UE, quindi oggi abbiamo multato Apple per oltre 1.8 miliardi di euro.

La Commissione Europea punta il dito inoltre su alcuni elementi già oggetto di discussione a livello internazionale in quanto Apple:

Vieta agli sviluppatori di app di streaming musicale di informare pienamente gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’app e di fornire istruzioni su come sottoscrivere tali offerte. In particolare, le clausole anti-redirection vietano agli sviluppatori di app di informare gli utenti iOS all’interno delle loro app sui prezzi delle offerte di abbonamento disponibili su Internet al di fuori dell’app e di informare gli utenti iOS all’interno delle loro app delle differenze di prezzo tra gli abbonamenti in-app venduti attraverso il meccanismo di acquisto in-app di Apple e quelli disponibili altrove.

Quindi in sostanza, internamente alle app Apple non permette l’inserimento di link che portino gli utenti iOS al sito web dello sviluppatore per essere informato di eventuali abbonamenti alternativi (su questo aspetto in realtà solo di recente Apple si sta aprendo proprio in virtù di quanto scaturito dalla causa con Epic).

Apple ha replicato immediatamente alla luce della notizia della multa, puntando sulla mancanza di prove credibili ai danni dei consumatori:

Nonostante il fallimento della Commissione nel trovare prove credibili di danni ai consumatori e ignora le realtà di un mercato che è fiorente, competitivo e in rapida crescita. Il principale sostenitore di questa decisione – nonché il maggior beneficiario – è Spotify, un’azienda con sede a Stoccolma, in Svezia. Spotify ha la più grande app di streaming musicale al mondo e si è incontrata con la Commissione europea più di 65 volte durante questa indagine.

Il fatto che non vi siano prove concrete, non è per forza di cose un motivo che possa indicare un comportamento corretto da parte di Apple specialmente in un mondo come quello delle App dove il sentiment dell’utente (in questo caso verso Spotify) ha dimostrato di resistere negli anni nonostante la forza economica degli avversari e questo è forse dovuto anche ad un “imprinting” che ha permesso di associare il concetto di “musica in streaming” a Spotify mentre Apple Music ha un retaggio di vecchio stampo in cui si pagava il singolo brano o album.

Ma questo non significa che Apple possa permettere ad Apple Music di operare in una condizione di vantaggio economico rispetto ad altre app di streaming musicale, anche a dispetto di una posizione di mercato inferiore (Spotify ha una quota del 56% del mercato europeo in questo settore).

Apple quando si oppone chiamando in causa “prove credibili” fa riferimento forse ad un altro paragrafo relativo al comunicato della Commissione Europea che sottolinea come:

Il comportamento di Apple, che è durato quasi dieci anni, potrebbe aver portato molti utenti iOS a pagare prezzi significativamente più alti per gli abbonamenti di streaming musicale a causa dell’alta commissione imposta da Apple agli sviluppatori e trasferita ai consumatori sotto forma di prezzi di abbonamento più elevati per lo stesso servizio sull’Apple App Store” chiude la nota. “Inoltre, le clausole anti-redirection di Apple hanno causato danni non monetari sotto forma di un’esperienza utente degradata: gli utenti iOS dovevano impegnarsi in una ricerca complicata prima di trovare le offerte pertinenti al di fuori dell’app, oppure non si sono mai abbonati a nessun servizio perché non hanno trovato quello giusto da soli.

E’ vero che servirebbero in questo caso delle prove oggettive, ma il punto è che forse non ci sono proprio perché Spotify, per evitare di cedere il 30% a Apple e metterla in posizione di ulteriore vantaggio, ha deciso di non permettere ai suoi utenti di sottoscrivere o modificare l’abbonamento all’interno dell’app.

Se l’avesse permesso avrebbe dovuto trovare il modo di compensare quel 30% e la strada più diretta, dato che si parla di quasi 1/3 del costo delle transazioni, sarebbe quello di aumentarne il costo all’utente.

Infine, Apple evidenzia i suoi sforzi nel cercare di ottimizzare su iOS l’esperienza di ascolto con Spotify e che la stessa app è stata scaricata/reinstallata, aggiornata più di 119 miliardi di volte come a dare valore al suo app store.

Mettiamola cosi: voi vorreste uno smartphone senza Spotify?

Non è chiaramente un’app che vi precluderebbe la scelta un po’ come avviene con gli smartphone Huawei e la mancanza dei servizi Google, ma di certo non sarebbe una cosa piacevole e quindi è anche possibile che il valore percepito di Spotify per l’utente OBBLIGHI Apple a sottostare a questi “favori” perché un iPhone CON Spotify è meglio di un iPhone SENZA Spotify.

Voi cosa ne pensate? Ha ragione l’Unione Europea o Apple?

Paolo Colombo
Paolo Colombohttps://www.mytechnology.eu
Classe '81, appassionato di tecnologia e internet. Dal 29 marzo 2007 scrive quotidianamente con passione sul suo blog www.mytechnology.eu | .it articoli inerenti queste due tematiche. Ha una bellissima moglie e due figli adorabili, e passa le nottate scrivendo articoli e giocando online con i membri del clan EraseR che conosce da ben 20 anni.
ALTRI ARTICOLI CHE POTREBBERO INTERESSARTI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

CONTINUA A SEGUIRMI

855FansMi piace
385FollowerSegui
429FollowerSegui
247FollowerSegui
6,780IscrittiIscriviti

ULTIMI ARTICOLI