Beats Powerbeats Pro 2: il più grande upgrade, imperfetto

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Beats presenta i nuovi Powerbeats Pro 2, auricolari pensati per lo sportivo che vanno ad affinare diversi aspetti e mancanze del primo modello

Apple ha uno strano modo di farsi concorrenza da sola: da quando è proprietaria di Beats, con l’arrivo degli auricolari Powerbeats Pro è andata a creare un vero antagonista ad uno dei suoi prodotti più apprezzati: le Airpods. Poco male direte voi, tanto rimane tutto o quasi sotto lo stesso tetto, ma se fai un prodotto che minaccia quello che è un tuo fiore all’occhiello allora forse c’è qualcosa che non torna.

Ed è il caso dei nuovi Powerbeats Pro 2, auricolari pensati per l’utente sportivo che rispetto al modello precedente (uscito sul mercato ormai 5 anni fa) ricevono un upgrade decisamente corposo:

  • ha aggiunto la cancellazione attiva del rumore
  • ha aggiunto la modalità trasparenza
  • ha aggiunto il monitoraggio del battito cardiaco
  • li ha resi più piccoli, e di conseguenza anche più leggeri
  • ha migliorato l’autonomia generale (10 ore di riproduzione continua e ricarica rapida che con 5 minuti garantisce 1,5 ore)
  • ha migliorato il suono grazie anche al passaggio dal chip H1 al chip H2
  • ha ridotto del 33% le dimensioni del case, il quale ora ha anche USB-C e ricarica wireless e può ricaricare per 3 volte l’auricolare

Inoltre sono bluetooth 5.3 ed hanno due pulsanti separati per il controllo del volume.

E tutto questo, ad un prezzo di vendita al lancio che è rimasto inalterato.

Ok ok, come ho detto poco fa i Powerbeats Pro sono un prodotto ormai datato e quindi tutte le modifiche apportate sono quasi giustificabili dall’arco temporale trascorso tra i 2 modelli, ciò nonostante non è poca cosa per un prodotto che Apple reputava già essere l’auricolare di maggior successo al mondo.

Cosa NON serviva nei nuovi Powerbeats Pro 2, E COSA ANCORA MANCA

Sebbene le novità introdotte siano tante, c’è però da considerare il fatto che l’auricolare è pensato per un utente sportivo ed in quanto tale è altamente probabile che già faccia uso di uno smartwatch o ancora meglio di uno sport-watch.

Chi utilizza ad esempio un orologio Garmin per monitorare le sue prestazioni, sapere che sugli auricolari è presente un sensore del battito cardiaco sapete quanto gli importi? ZERO.

Ha tutto quello che gli serve al polso o forse ha pure una fascia cardio intorno al petto. Quindi questa funzionalità allo sportivo vero è del tutto inutile, anzi potremmo pure dire che è uno spreco di batteria.

E invece c’è una cosa che al vero sportivo interessa, perché lui fa sport in qualsiasi condizione: sole, vento, pioggia, tornado, fine del mondo… i dispositivi che utilizza solitamente hanno un’ottima resistenza alle intemperie e in tal senso vedere una certificazione IPX4 su auricolari sportivi nel 2025 appare un tantino ridicolo.

IPX4 significa essere protetti contro spruzzi d’acqua, significa correre sotto la pioggia sperando che col tempo tale protezione regga, significa rinunciare al loro uso durante sport o attività in acqua (o che presentano un forte contatto con l’acqua) perché in caso di immersione non ci stiamo giocando un banale auricolare da 40 Euro.

Il punto non è “ma tanto nella maggioranza dei casi basterebbe l’IPX4”, il punto è che Apple (o Beats) presenta nel 2025 un prodotto con una funzione inutile dimenticandosi però di un requisito fondamentale per l’utenza a cui è rivolto il suo prodotto.

Tanto per dare un ordine di paragone: attualmente sto correndo con un auricolare a conduzione ossea pagato 80 Euro ma che ha classe IPX8!

Tali “dimenticanze” sono giustificabili quando hai un fattore prezzo che ti costringe al compromesso, ma non è il caso in un prodotto che costa al lancio 299,95 Euro.

Rimangono tuttavia un buon prodotto

Gli auricolari PowerBeats Pro 2 rimangono tuttavia un prodotto interessante per cui vuole un prodotto che nell’esperienza d’uso sia 100% Apple, con la comodità di un archetto che garantisca stabilità in ogni condizione al contrario di quanto avviene con le Airpods.

Peccato però perché con un minimo sforzo aggiuntivo sarebbero potuti essere davvero un prodotto inattaccabile.

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