Precursori. I ragazzi che fondarono I’m Watch qualche anno fa per me erano questo. Il problema è che il progetto in se era forse troppo complesso ed ambizioso ed il famoso smartwatch è sempre stato ben lontano dall’essere perfetto, inoltre è anche stato preso in contropiede da Android Wear, il quale si è avvalso della collaborazione di LG, Samsung e Motorola per far aprire gli occhi alla dirigenza e far capire loro che in poco tempo non c’erano più spazi di manovra. Inoltre l’interfaccia grafica di Android Wear faceva sembrare roba per bambini quella di I’m Watch.
Nel 2012 ovvero l’anno del lancio, I’m Watch aveva raggiunto quota 10.000 prenotazioni online con un prodotto che aveva un costo base di 350 Euro ed era anche disponibile in versioni con materiali pregiati che potevano costare anche 10.000 Euro (della serie: non montiamoci la testa), ma nel giro di 1 anno soltanto la situazione è precipitata ottenendo vendite per 4.2 milioni di Euro ma quasi altrettanto in perdite.
Al di la dei numeri e le arrabbiature che possono celarsi dietro questo fallimento io vorrei fare un ultimo saluto a coloro che ci hanno creduto ma soprattutto ci hanno provato, il rammarico è sicuramente quello di aver voluto essere troppo innovativi ed aver fatto alcuni degli errori in cui sono cascate anche le multinazionali, solo che mentre queste ultime possono permetterselo per realtà più piccole significano la chiusura.