Jurassic World è il ritorno di un grande classico: il primo Jurassic Park usciva nelle sale nel 1993 ovvero ben 22 anni fa ma tutti questi anni non sono serviti per riuscire a replicare quel senso di avventura mista a paura che il primo ed indimenticabile riusciva a trasmettere.
La filosofia dietro la costruzione del Jurassic World, ovvero un altro parco dei dinosauri nato sulla stessa isola che ospitava il primo Jurassic Park, è la stessa di cui si nutre a mio avviso la regia del film: per fare in modo di rendere sempre più attrattivo il parco bisogna inventarsi dinosauri sempre più grandi e sensazionali e la stessa cosa la fa il film allo scopo di impressionare lo spettatore con il risultato però che “più grande e più feroce” non necessariamente significa migliore.
La differenza sostanziale con Jurassic Park è che mentre nel primo il parco doveva ancora essere aperto, in Jurassic World non solo è aperto da tempo ma è anche perfettamente funzionante ed ospita circa 20.000 persone.
Avviso: attenzione agli spoiler.
Il film è ben strutturato, ma manca di quei particolari che lo avrebbero reso un gran film.
Prima di tutto non c’è tensione: nel momento in cui i coprotagonisti cominciano ad essere dei bambini è chiaro che l’essere selvaggio di un dinosauro viene meno lasciando spazio a triceratopi usati come pony e piccoli di brontosauro che camminano fianco a fianco.
Succede così che anche nel momento in cui hai un incrocio tra T-Rex e velociraptor alle calcagna non hai mai la sensazione di correre un reale pericolo perchè, di nuovo, i bambini sono sempre o quasi sempre presenti e quindi che vuoi che capiti?
Non c’è emotività, e questo aspetto è volutamente intensificato dal ruolo della protagonista femminile, Claire (interpretata da Bryce Dallas Howard), la quale sembra incapace di provare sentimenti verso i suoi nipoti o verso Owen (Chris Pratt). L’unico legame sentimentale autentico sembra essere quello tra Owen ed il velociraptor Blue.
Una scena che cerca di scuotere lo spettatore è quella dell’attacco degli Pterodattili sull’area visitatori dove l’assistente di Claire fa decisamente una brutta fine, ma l’unico momento emotivo per lo spettatore è quello della scoperta del vecchio Visitors Center che dura però il tempo necessario ai due ragazzi di aggiustare la vecchia Jeep, ovvero un battere di ciglia.
A questi fattori si aggiungono momenti che dovrebbero terrorizzare e invece quasi strappano un sorriso oppure errori di sceneggiatura che rendono il film meno credibile:
- l’indominus Rex aveva un chip di localizzazione al suo interno, costava tanto controllare quello per primo? Senza questo errore non avremmo avuto alcun problema all’interno del parco.
- non mi fa specie che Owen se ne vada in giro insieme ai raptors, me lo fa il fatto che lo faccia con una Triumph Scrambler nel bel mezzo di una foresta… eddai.
- ok, il dinosauro è scappato e si ferma a chiacchierare con i velociraptors, cosa aspetti a sparare con il bazooka? assurdo
- oppure, e questo secondo me è stato il top, c’è il momento in cui liberano il T-Rex… volevo sotterrarmi, devo solo rivedere la scena per capire se Claire indossasse ancora le scarpe con i tacchi, ma sono quasi sicuro di si.
E cosa dire poi del finale se non … scontato? Man mano che l’Indominus Rex si avvicina sempre di più alla sede principale del parco già sapevo che fine avrebbe fatto, c’era solo da capire il come.
Ma a parte tutto questo: è comunque Jurassic, e per tanto va visto.
Chris Pratt sembra molto a suo agio nei panni avventurieri di Owen nonostante sembri troppo sicuro di se (lo vedo perfetto per un sequel o reboot di Indiana Jones); la colonna sonora richiama quella tradizionale al punto da omaggiarla in più occasioni, ma manca un momento di “Suspance” in cui il rimanere a bocca aperta sarebbe stato maggiormente messo in risalto dal supporto audio, ma gli effetti speciali qua si sprecano ed infine non è stato dato spazio al complotto di fondo che vede gli esperimenti di genetica portati in salvo, momento che potrebbe sicuramente essere ripreso da un futuro sequel.