Avengers: Infinity War, la recensione

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Siamo stati viziati per 10 anni di fronte ai film Marvel, ma mai come in Avengers: Infinity War si è raggiunto un livello di perfezione tale per cui è davvero difficile riuscire a rimpiangere qualcosa

Il film inizia a distanza di pochi minuti rispetto a dove eravamo rimasti con Thor: Ragnarok e subito ci fa capire che con Thanos non si scherza.

In men che non si dica 2 tra i più potenti eroi Marvel vengono messi fuori gioco e la sensazione è che tutto possa solo peggiorare.

In questo film che già di suo vede l’impresa storica di riuscire a mettere insieme un numero mai visto prima di super eroi si aggiunge un nuovo protagonista che veste i panni di un cattivo con un’anima. Thanos infatti non è il classico nemico che vorrebbe semplicemente vedere l’universo bruciare: ha un background storico importante e proprio il suo passato come spesso accade lo porta ad avere idee condivisibili o meno.

Il film è molto incentrato su di lui che è il vero protagonista assoluto ed è aiutato da subalterni altrettanto temibili, ma il compito di ritrovare le 5 gemme dell’infinito non è affatto semplice perchè dall’altra parte ci sono super eroi agguerriti come non mai che lotteranno su più fronti.

La cosa che fa più impressione del film è l’abilità dei fratelli Russo nel riuscire a far interagire così tanti personaggi a volte stilisticamente differenti e con personalità decisamente marcate riservando a ciascuno di loro il proprio momento, e gestire anche scene emozionalmente diverse che vanno dalla battutina comica (in stile Ironman e non Thor: Ragnarok) alla relazione amorosa fino agli attimi finali dove davvero la commozione è difficile da trattenere ed una scena per me particolarmente toccante è stata quella con Spiderman protagonista.

Ma non solo: trovano anche lo spazio per reinserire un personaggio ormai dimenticato come Teschio Rosso, che per chi non se lo ricordasse era sparito nel primo Capitan America dopo aver toccato il Tesseract e solo ora capiamo dove fosse finito. Oppure ancora introdurre personaggi nuovi come Eitri impersonato da Peter Dinklage che sarà fondamentale nel farci capire l’origine del guanto di Thanos e sarà importante per Thor.

Il tutto con un ritmo perfetto dove non abbiamo battutacce messe al momento sbagliato come è invece capitato di assistere in alcuni film del 2017 quasi fosse una moda.

Tutto questo è racchiuso in un film della durata di ben 149 minuti che filano via senza mai pesare, un dono di cui pochi si possono vantare.

Il finale spalanca le porte a quello che sarà il seguito di Avengers: Infinity War previsto tra 1 anno esatto e di cui ancora non si conosce il titolo ma nel quale indubbiamente dovremo dare un senso a quanto visto.

Se c’è infatti una sola cosa che forse non mi ha convinto è il fatto che questo Infinity War ha avuto un finale talmente tragico che diamo già per scontato il ribaltone finale non fosse anche solo per il fatto che Marvel nella sua meticolosità pubblicando la lista dei film di cui se ne prevede la produzione ci ha detto indirettamente chi non morirà per certo.

Ma questo poco importa perchè fondamentale sarà capire come ci verranno raccontati i fatti, e la scena finale dopo i titoli di coda chiama in gioco un elemento centrale dell’universo Marvel che è Capitan Marvel ovvero un super eroe che pochi conoscono ma che sulla carta sarebbe il più potente di tutti. Lei sarà indubbiamente la chiave di volta di Avengers 4.

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